Università, una scelta da fare con i piedi per terra?

[vc_row][vc_column][vc_column_text]La ragione non è niente senza l’immaginazione, diceva già molti secoli fa Cartesio.

Eppure, sempre più spesso, mi capita di parlare con ragazzi che, nel momento di prendere una decisione per il proprio futuro, inneggiano alla razionalità come chiave per non sbagliare. Bisogna scegliere un corso di laurea che “ragionevolmente” sia “utile”, per ottenere denaro e sicurezza economica, per assicurare la correttezza della scelta, eludendo la possibilità di commettere un errore.

Perché i ragazzi vogliono tenere i piedi per terra?

Questo pensiero, ormai diffuso, non è correlato solo alla consapevolezza di un giovane assennato, piuttosto rispecchia una tendenza diffusa a non lasciarsi andare ai sogni e ai desideri,  per stare con i “piedi per terra”.

Quando tuttavia si osservano giovani studenti del primo anno cambiare facoltà perché non trovano ciò che studiano stimolante o, peggio ancora, rimanere in quella facoltà perché “è giusto così” oppure per non dare un dispiacere ai genitori, si assiste al fallimento di una vita, prima ancora che essa sia sbocciata.

Cosa può esserci utile davvero? Pensare in modo creativo e usare la nostra immaginazione per prefiguraci il futuro, mentalizzare il cambiamento. È proprio l’immaginazione o la creatività a costituire il segreto della nostra possibile realizzazione e conseguentemente della nostra felicità.

Cosa c’entra questo con la scelta e con la vita? “Tutto” direbbe Steve Jobs, che dell’immaginazione ha fatto l’essenza di ogni scelta. Esercitare il pensiero creativo vuol dire essere sempre attivi nell’interazione con il mondo, posizionarsi esistenzialmente in modo non passivo, prendere in mano la propria vita e le proprie scelte. Non ultimo, in questo mondo che cambia a velocità incalcolabile, la creatività rimane la nostra arma segreta per poter gestire gli eventi e i cambiamenti. “Ma creativi lo si è oppure no….” diranno alcuni di voi. Non è assolutamente vero e ce lo dicono proprio illustri menti che hanno tracciato la storia dell’uomo.

Gli illustri creativi del passato

Per capire come la creatività possa esserci utile e imparare a svilupparla possiamo chiamare in aiuto illustri figure del passato: Cartesio, Eraclito, Socrate e Leonardo. In verità non sono certo stati gli unici a parlare di creatività, ma rispetto a tutti coloro che hanno affrontato questo importante concetto, loro ci hanno lasciato la possibilità di tracciare un percorso per apprendere ad essere creativi e per utilizzare questa importante capacità ai fini della nostra realizzazione.

Ciò che cerchiamo non è tanto imparare a produrre nuove idee a raffica o lasciare la nostra razionalità a favore dell’irrazionalità: ciò che possiamo apprendere da loro è invece un’attitudine mentale nei confronti di noi stessi e della realtà che ci circonda, che ci consenta di fare delle scelte in modo attivo.

Ciò che è possibile trovare nei loro scritti è un percorso per effettuare una scelta esistenziale.  Cartesio ha scritto uno splendido libro, “Discorso sul metodo”, nel quale ci dà i primi rudimenti del pensiero creativo:  “non si deve accettare per vera una cosa che non sia evidente e si deve accogliere solo ciò che si presenta alla mente in modo chiaro e distinto”.

“Volendo seriamente ricercare la verità delle cose, non si deve scegliere una scienza particolare; infatti esse sono tutte interconnesse tra loro e dipendenti l’una dall’altra. Si deve piuttosto pensare soltanto ad aumentare il lume naturale della ragione, non per risolvere questa o quella difficoltà di scuola, ma perché in ogni circostanza della vita, l’intelletto indichi alla volontà ciò che si debba scegliere; e ben presto ci si meraviglierà di aver fatto progressi di gran lunga maggiori di coloro che si interessano alle cose particolari e di aver ottenuto non soltanto le stesse cose da altri desiderate, ma anche più profonde di quanto essi stessi possano attendersi”.

L’“Intelligere” cartesiano

Oggi sappiamo che l’intelletto di cui parla Cartesio è l’intelligere, ovvero non il sostantivo – che rimarca il risultato – ma il verbo, che rimarca il processo del conoscere.
L’intelligere è un processo creativo che mette insieme i dati in nostro possesso, li rielabora e produce qualcosa di nuovo. È importante però ricordare che non tutti pensano allo stesso modo, né osservano le cose alla stessa maniera: “La diversità delle opinioni, dipende dal fatto che seguiamo vie diverse nei nostri pensieri e non consideriamo le stesse cose”, diceva Cartesio, ovvero ognuno opera per processi di pensiero che seguono strade differenti, e questo non significa che una sia corretta e l’altra no.

Come avrebbe detto anni più tardi Alan Turing, l’uomo che decifrò Enigma e permise di salvare tante vite umane durante la seconda guerra mondiale, ognuno di noi è diverso e pensa in modo diverso. Per questo motivo a volte noi, solo noi, intuiamo la correttezza di alcune decisioni, malgrado le persone a noi vicine invece cerchino di dissuaderci.

Il Panta Rei di Eraclito e il pensiero di Socrate

Eraclito invece, ci insegna ad uscire dagli schemi stimolando la nostra coscienza. Il concetto del “divenire” ci permette di focalizzare come nulla è immutabile e come il cambiamento sia insito in qualunque realtà. Panta rei, tutto scorre, diceva il filosofo. Il suo pensiero ci abitua a mentalizzare il cambiamento e ad accettare che il cambiamento non sia di per sé negativo. La vita è fatta di scelte, ostacoli, prove che in un modo o nell’altro determinano un cambiamento. Per questo motivo emerge in noi la paura di sbagliare, di poterci pentire di ciò che stiamo scegliendo.

La vita tuttavia, è fatta di opportunità che non tornano, di attimi fuggenti, preziosi e unici. L’esortazione è quella di non pensare sempre al futuro ma rimanere sul presente e sul momento stesso, per essere consapevoli e per vivere ogni tempo in modo pieno.

Poi c’è Socrate, che ci insegna il valore della dialettica come strumento per “tirar fuori” nuove idee e pensieri personali. Per Socrate erano gli schemi precostituiti a bloccare la creatività. Sapere di non sapere tutto ed essere consapevole di non possedere la conoscenza definitiva è il motore che attiva la curiosità e il desiderio di conoscere. È la meraviglia lo stimolo alla conoscenza, una meraviglia che ha a che fare con il sapersi interrogare sulle cose, trovare nuove soluzioni e vedere ciò che non è palese a tutti.

La meraviglia è madre dell’amore per il sapere, e se cominciamo a “meravigliarci” in senso socratico, se cominciamo a guardare alla scelta come ad una nuova opportunità di conoscenza, tutto ci sembrerà più chiaro.

La creatività di Leonardo

Che dire di Leonardo? Genio indiscusso, creativo per eccellenza, riusciva a riorganizzare i dati sensoriali attraverso nuove strategie mentali.

“Se guardate un qualsiasi muro con macchie di colori o con una mistura di diversi tipi di pietre, se siete sul punto di creare delle scene, sarete in grado di scorgere in esso una somiglianza con diversi paesaggi adornati da montagne, fiumi, rocce, pianure, ampie vallate e vari gruppi di colline. (…) con questi muri e mescolanze di diverse pietre succede più o meno come con il suono delle campane, nel cui risuonare puoi scoprire ogni nome o parola tu possa immaginare”.

Ecco un buon esercizio mentale per sollecitare il pensiero creativo. Lasciate che l’immaginazione emerga, sembra dire Leonardo, descrivendo come poter rafforzare la sinestesia, ovvero la capacità di connettere esperienze visive esterne con immagini interne. Non è forse questo ciò che sta alla base di una nuova scoperta scientifica? Colui che mette insieme dati conosciuti ma fino ad allora isolati e ne intuisce una nuova organizzazione?

Lo stesso fece Freud, quando mise insieme le conoscenze del suo tempo, quelle mediche, quelle artistiche, quelle culturali, e coniò la sua teoria della mente. Molti anni più tardi gli studi di Guilford sul potenziale creativo rivelano come creare sia una facoltà universale che alcuni utilizzano, altri no. Guilford ci parla di intelligenza “divergente” e la oppone a quella “convergente”, misurata dal Q.I. (quoziente intellettivo). Oggi sappiamo che abbiamo bisogno dell’intelligenza divergente e che la creatività è la sintesi della dialettica tra pensiero divergente e convergente.

I creativi dei giorni nostri: Steve Jobs

Lo sapeva bene Steve Jobs, inventore della Apple, forse il più grande genio del ventesimo secolo, che nel suo discorso all’università di Stanford disse: “dovete credere in qualcosa: il vostro ombelico, il vostro Karma la vostra vita, il vostro destino, chiamatelo come volete”. È illuminante il discorso di Jobs, che ripercorre la sua vita da adolescente, inconsapevole e assolutamente indeciso, come molti di voi. Si è lasciato guidare dall’intuizione, dalla meraviglia appunto. Solo in virtù di questa attitudine mentale ha lasciato il percorso certo per quello incerto e ha seguito corsi di calligrafia apparentemente inutili per lui. Eppure quelle conoscenze sono state determinanti nell’ideazione delle sue creazioni.

Non è stato certo tutto in ascesa per lui. A trent’anni si è ritrovato senza lavoro e con un apparente fallimento, ma lui non ha perso fiducia in se stesso e ha saputo di essere comunque sulla strada giusta perché si è sentito ancora “innamorato” di ciò che aveva fatto, di ciò di cui si occupava. Innamorarsi di ciò che si fa è la principale garanzia di una scelta giusta ed è ciò che renderà il nostro lavoro sicuro.

“Qualcosa cominciò a farsi strada dentro di me: amavo ancora quello che avevo fatto”, così disse Jobs nel suo discorso e continuò dicendo “non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il  rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Siate affamate, siate folli”.

Jobs invita i ragazzi a lasciarsi trasportare dalle proprie intuizioni e soprattutto a non avere paura e ci indica un percorso mentale utile a non lasciare che la paura ci faccia cambiare direzione. Il primo punto è lasciarsi guidare dalle intuizioni anche quando queste non hanno ancora preso una forma tale da essere riconosciuta e convalidata dagli altri. Il secondo punto è quello di lasciarsi trasportare dalla meraviglia e dall’innamoramento per un campo della conoscenza, anche quando non sappiamo bene cosa fare con questo “amore”.

Il terzo punto è invece quello di credere in se stessi anche di fronte alle difficoltà e all’insuccesso, perché tutto è transitorio e basta prendere in mano la propria vita e le proprie scelte per renderle efficaci. Questo è il punto più importante forse da ricordare. Ecco perché la scelta deve essere personale e sentita come un abito, che calza a pennello. Se ripercorriamo il discorso di Jobs troveremo senza fatica gli insegnamenti dei nostri quattro scienziati, a testimonianza del loro indiscusso valore nel metodo.

Le gabbie mentali

Cosa blocca la nostra creatività? La maggior parte delle volte non veri problemi, veri ostacoli, piuttosto gabbie mentali, costruite da noi stessi al fine di non farci fare un solo passo in avanti. Si tratta di schemi di pensiero e di comportamento ricorrenti e statici, rafforzati dai nostri sistemi educativi e culturali.

Questi schemi, sebbene disfunzionali, ci rendono sicuri e ci fanno illudere di poter azionare il “pilota automatico” nel vivere le nostra quotidianità. Noia, insoddisfazione, quel velo di pessimismo e di fastidio che proviamo nel fare cose che non abbiamo scelto di fare, sono emozioni che ostacolano qualunque processo creativo e ci rivelano come la nostra scelta non sia corretta.

In ultimo, se non siamo consapevoli di possedere un potenziale inespresso, se non ci consideriamo almeno in parte come dei piccoli capolavori da realizzare, non saremo in grado di identificare il tassello più importante, ovvero che ciò che cerchiamo non è fuori da noi stessi, ma in noi stessi.  Con i moderni sistemi scientifici siamo in grado di visualizzare cosa accade nel nostro cervello quando è stimolato e quando non lo è. Come uno spettacolo pirotecnico, la nostra mente opera milioni di milioni di connessioni neuronali se stimolato, mentre sembra semplicemente “dormiente” quando non viene sollecitato. Basterebbe questa evidenza a fare comprendere l’importanza di studiare ciò che ci piace, scegliere ciò verso cui siamo attratti, fare un lavoro che prima di tutto ci renda realizzati.

Cosa possono fare gli studenti

Per tanto tempo si è stati convinti che il cervello fosse immodificabile. Oggi sappiamo dalle neuroscienze che non è così. Il cervello è un muscolo e, se allenato, è in grado di modificarsi, cambiare, riparare addirittura danni esistenti in alcune aree. Il cervello è plastico e va tenuto in allenamento. Mettiamo a frutto gli insegnamenti di chi, prima di noi, ha fatto della propria vita una testimonianza della creatività.

Alcuni semplici esercizi ci potranno aiutare a verificare le diverse potenzialità inespresse della nostra mente e chi lo sa che dopo esserci esercitati, la nostra scelta universitaria e/o professionale non ci appaia in modo più chiaro!

  • Leonardo era solito fidarsi delle proprie intuizioni e cercava di stimolarle attraverso la comparazione tra saperi diversi. Un buon esercizio in questo senso è analizzare un problema o argomento noto e osservarlo da punti di vista diversi dal proprio. Come sollecitava Socrate, possiamo usare una dimensione dialettica interiore e attivare in tal modo nuovi punti di vista. Ricordate tutti l’immagine di John Keating? Il professore del film “l’attimo fuggente”? in una delle scene più famose dice ai suoi allievi: “Perché sono salito quassù? Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a vedere voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva”.
  • La tendenza più diffusa è quella di operare per differenze, ovvero sottolineare le differenze tra pensieri e concetti diversi. Proviamo allora a fare l’opposto e cercare le connessioni tra le cose. Tracciare a caso dei punti in un foglio e provare poi ad unirli in un atto creativo può essere un buon inizio.
  • Esercitatevi con una mappa mentale, uno strumento illuminante perché unisce il metodo scientifico classico con quello creativo. Potete farlo a partire da un argomento conosciuto o analizzarne uno nuovo.
  • Fate un esercizio di brainstorming, magari proprio sull’idea che avete del futuro o su una professione che vi affascina. Mettete al centro di un foglio la professione o l’idea e collegate in modo non razionale tutto ciò che potete associare, in modo da formare una mappa a forma di sole, con al centro la parola chiave. Terminata questa fase unite tutte le parole, compresa la centrale, in un discorso unico, inserendo se volete anche altre parole o verbi. Cominciate con un “se” ipotetico e lasciatevi guidare solo dall’istinto. Vedrete che emergerà qualcosa di insolito ma assolutamente rivelatore.
  • Sviluppate il nuovo partendo dall’errore: pensate ad un errore commesso e provate a scrivere quante cose avete imparato da quell’errore.
  • Esplorate le alternative e le possibilità. Individuate in ogni problema almeno tre aspetti positivi e almeno tre soluzioni.
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]