Tagli alle tasse universitarie. Il Governo da’ parere favorevole, e per le famiglie italiane si prevede un risparmio “accademico” sino al 20%. La proposta è del grillino Gianluca Vacca e consiste nel vincolare gli atenei italiani ad abbassare la pressione fiscale nei confronti degli iscritti. Ora, se il provvedimento venisse trasformato in legge rapidamente, già dal prossimo settembre 35 università italiane sarebbero costrette a tagliare le imposte.
Il disegno di legge Vacca prevede il ritorno al sistema di tassazione così com’era due anni fa, prima che il Governo Monti cambiasse le basi di calcolo (fino a quel momento, gli atenei non potevano imporre alla totalità degli studenti tasse superiori al 20% di quanto ricevevano dallo Stato come Fondo di finanziamento ordinario), espediente che se da un lato, nel 2012, portò moneta nelle casse degli atenei, dall’altro ne tolse dal portafogli delle famiglie.
Secondo i conteggi dell’Unione degli universitari, il passo indietro condurrebbe l’Università di Bergamo a un tasso di pressione fiscale del 44,61%. E per rientrare nel tetto prefissato dalla legge, l’ateneo lombardo dovrebbe ridurre del 24% le tasse complessive. Stesso discorso per l’Università Carlo Bò di Urbino e la Cà Foscari di Venezia che andrebbero al 33,9%, e per altri 33 atenei che pubblici che sforerebbero in vario modo il tetto del 20%.
“Abbiamo sostenuto la proposta di legge fin dalla sua presentazione – dichiara Alberto Campailla, portavoce di Link – Coordinamento universitario – poiché riteniamo che il ripristino del rapporto del 20% sia necessario per evitare aumenti delle tasse per studenti in corso e fuori corso”. Ma il Governo non si è limitato a fornire il parere favorevole alla proposta Vacca. “Il sottosegretario all’Istruzione D’Onghia – fa sapere Campailla – ha dato il benestare anche all’introduzione di una No Tax Area per gli studenti con redditi Isee inferiori a 20mila euro“. E in una fase di “spendig review”, anche questa è una buona notizia!