Una ricerca condotta da un gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology, della Northeastern University, della Aix-Marseille Université, della Université de Toulon e di Harvard University ha identificato le lingue più utili per comunicare con il resto del mondo.
La ricerca è stata pubblicata da PNAS, una rivista scientifica multidisciplinare a livello globale.
Tra l’altro, uno dei ricercatori è l’italiano Alessandro Vespignani.
I ricercatori spiegano che l’importanza delle lingue è sempre dipesa da fattori storici, demografici, politici e tecnologici.
Fino ad ora però non era mai stata misurata l’influenza di una particolare lingua a parte quella legata al potere demografico e economico.
Lo studio ha mirato a definire l’influenza di una particolare lingua in base al livello di connettività con il resto del mondo.
Una lingua è infatti più influente quanto più facile sia per qualcuno che non la parli accedere a informazioni in quella particolare lingua.
Si tratta quindi di capire il livello di multilinguismo dei cittadini del pianeta e quali siano le lingue più collegate tra loro e invece quali siano le più isolate.
Per fare questo i ricercatori hanno analizzato tre fonti di comunicazione: Wikipedia, Twitter e traduzioni di libri.
Per tutti questi networks l’inglese è la lingua principale, quella che fornisce più connettività con altre lingue.
Seguono altre lingue intermedie come lo spagnolo, il tedesco, il francese, il russo, il portoghese e il cinese.
Più una lingua è al centro di una rete di connessioni più probabile è che il messaggio dei madrelingua raggiunga anche persone che non la parlino.
Ad esempio, un testo in curdo farà molta fatica a raggiungere chi parla sardo (esempio a caso).
Il percorso più probabile di traduzione sarebbe: curdo -> inglese -> italiano -> sardo.
Un testo in spagnolo invece farebbe relativamente meno fatica.
Un aspetto interessante è che alcune lingue meno ‘appariscenti’ sembrano avere più influenza perché chi le parla è più connesso su piattaforme online.
L’olandese, ad esempio, è una lingua parlata da 27 milioni di persone ma è, in modo sproporzionato, più influente dell’arabo nonostante quest’ultima sia una lingua parlata da più di 500 milioni di persone.
L’olandese è infatti più centrale rispetto all’arabo perché gli olandesi parlano molte lingue e sono molto attivi online.
Bisogna sottolineare che la maggior parte della popolazione mondiale non ha ancora accesso ad internet ma lo studio non misura l’importanza della lingua in base al numero di persone che la parlano bensì all’influenza online.
Per diffondere le proprie idee e comunicare con più persone possibile a livello globale gli autori dello studio consigliano quindi di scegliere una seconda lingua che sia ben collegata e centrale rispetto ad una che sia parlata da più persone ma più isolata a livello globale.
Ecco alcuni grafici che illustrano i risultati della ricerca:
Fonte: Italiansinfuga dell’11 gennaio
Le lingue sono fondamentali per chi vuole in qualche modo crescere, ampliare la propria cultura ed essere in grado di vivere tutto il mondo. Aggiungiamoci anche il fatto che essere in grado di parlare più lingue è un grande esercizio per il cervello. Leggevo questo articolo molto interessante sul bilinguismo: http://www.nostrofiglio.it/news/i-bambini-che-parlano-due-lingue-crescono-con-una-mentalita-piu-aperta
I bambini che sin da piccoli sono a contatto con più lingue, manifestano una freschezza e apertura mentale maggiore rispetto agli altri. Questo ci dice già tanto.