Le previsioni per il 2021: mancherà un medico su due. A rischio chiusura interi reparti

ospedale_mediciTra dieci anni mancherà un medico su due, con record di uscite e pochi laureati. La crisi colpirà branche specialistiche importantissime come la medicina interna e la pediatria. L’allarme, lanciato già da alcuni mesi dalle associazioni di categoria (come la Federazione Nazionale Ordini Medici Chirurghi ed Odontoiatri) è tornato alla ribalta delle cronache poco dopo la pubblicazione dei bandi del Miur, che hanno deliberato per i prossimi esami di ammissione universitaria un numero di posti inferiore alle richieste, lasciando del tutto inascoltate le Regioni. Se è vero, come dichiarava ad AdKronos il ministro Ferruccio Fazio alcuni mesi fa che «Adesso in Italia abbiamo una pletora di medici», non sarà così tra dieci anni, quando gli studenti che si immatricolano adesso avranno presumibilmente terminato l’iter formativo più lungo del sistema universitario italiano e non riusciranno a coprire le migliaia di medici, e soprattutto degli specialisti, che andranno in pensione. Michele Bocci In un recente articolo di pubblicato su “la Repubblica” ci informa che stiamo per entrare nella “gobba pensionistica” quando circa la metà dei medici ospedalieri italiani, nati dal ’50 al ’59, andranno in pensione e lasceranno un buco di 63.000 posti, che dovrebbe essere colmato da 50000 specializzandi. «Oggi i “camici bianchi’ sono 4,1 per mille abitanti, contro una media Ocse di 3,3», osservava il ministro Fazio, «Con 10 mila nuovi ‘camici bianchi’ l’anno abbiamo calcolato che sarà possibile mantenere il turn over per il futuro». In realtà lo studio Anaao Assomed citato da Repubblica prevede che a fronte di 4.200 uscite in dieci anni le entrate saranno 2.250: la differenza fa 1.950 ovvero 140 reparti da 14 medici in meno. I chirurghi generali, invece, saranno 950 in meno. Il rischio è la chiusura di interi reparti ospedalieri. Sull’argomento è intervenuto pure Carlo Nozzolipresidente della Fadoi (Federazione Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti) che in una intervista a Quotidiano Sanità ha dichiarato tra le altre cose, «Il numero chiuso nelle università è molto rigido, e non si capisce se l’accesso alle facoltà di medicina è realmente calcolato sul fabbisogno attuale e futuro. E poi mancano gli specialisti e non c’è ricambio».