In questa rubrica pubblicheremo piccole curiosità e ritagli di informazioni tecniche sui tanti corsi di laurea esistenti nel panorama universitario italiano, che vi serviranno per valutare il vostro interesse a frequentare un corso piuttosto che un altro.
Tra le varie notizie, troverete spunti sui requisiti di ammissioni, sbocchi occupazionali, albi professionali e tanto altro ancora.
Oggi ci occupiamo del corso di laurea in Psicologia e della confusione che spesso c’è nelle professioni in ambito psicologico.
Le professioni in ambito psicologico
È indubbio che la Psicologia affascini ed incuriosisca tanto quanto confonda ed intimorisca.
Molti sono gli interrogativi a cui si dovrebbe dare una risposta certa e determinata: “Chi è uno psicologo?”; “Dove svolge le sue mansioni?”; “Che differenza c’è tra psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista, psichiatra, …?”; “Dopo la laurea triennale si può esercitare la professione?”; “L’iter da seguire è complesso e lungo?”, ecc. Ma la lista di domande potrebbe continuare all”infinito.
Lo stereotipo più comune, legato alla figura del “professionista in Psicologia”, è quello di vederlo chiuso in una stanza accogliente, rassicurante e rilassante, seduto su una poltrona, alle spalle di un lettino, sul quale è steso il paziente “di turno”, con in mano un block notes, magari fumando la pipa o un sigaro. Molti, infatti, si iscrivono a Psicologia pensando di imparare, in tre anni, a “curare le persone”, a “conoscere meglio se stessi” e a comprendere a fondo i meccanismi che sottostanno a determinati comportamenti e pensieri.
La realtà delle cose non è proprio questa; cerchiamo quindi di riordinare un po’ i tasselli di questo puzzle.
Il corso di studi in Psicologia non condurrà solo al trinomio “professionista-lettino-paziente”, anche perché la psicoterapia è attività dello psicoterapeuta/psicoanalista, sviluppo specialistico della professione di psicologo, e per il quale servono molti più anni di studio e preparazione. Inoltre, molti laureati in Psicologia potrebbero non vederlo mai un paziente in vita loro, se sceglieranno di impegnarsi in altri percorsi e, allontanandosi dall’iter clinico, potrebbero trovare collocazione nel mondo del lavoro in qualità di psicologi dello sport, psicologi del lavoro, tecnici psicodiagnistici, psicologi della salute, esperti in formazione aziendale, ricercatori sperimentali, ergonomisti e così via.
Dal punto di vista legislativo, infatti, quella dello “Psicologo” è una professione che «comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione–riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca, didattica in tale ambito» (legge 56/89).
Più nello specifico, un’aspirante studente in Scienze e Tecniche psicologiche, in seguito al diploma di scuola secondaria superiore, dovrà, prima di tutto, sostenere una prova di ammissione selettiva, in quanto l’accesso al corso è a numero programmato, secondo i bandi stabiliti da ciascun Ateneo.
Una volta superata la selezione, lo studente si immatricolerà e inizierà a seguire i corsi.
Durante il primo anno, si studieranno materie teoriche e metodologiche che serviranno ad acquisire una preparazione di base completa ed integrata. In molti si meraviglieranno nello scoprire, nel loro piano di studi, materie quali psicometria, biologia, genetica ed altre materie di ambito matematico-scientifico-biologico. Ciò perché l’approccio alla psicologia è più “scientifico” di quel che si pensi e lo studio di materie che forniscono una comprensione anche biologica del funzionamento mentale è professionalmente qualificante.
Dal secondo anno in molti atenei vi è la possibilità di ritagliarsi un piano di studi più specifico, anche in base ai vari curricula. Si potrà, quindi, decidere di indirizzarsi verso i seguenti percorsi di studi:
- Organizzazione e lavoro;
- Clinico–dinamica;
- Dello sviluppo e sociale;
- Dei processi cognitivi;
- Salute e prevenzione del disagio;
- Istituzioni scolastiche e formative;
- Comunicazione e pubblicità.
Con il conseguimento della laurea triennale si acquisisce il titolo di “Dottore in Scienze e Tecniche psicologiche”. La laurea in Scienze e tecniche psicologiche permette, previo completamento di un semestre di tirocinio professionale post-lauream, di accedere all’esame di Stato per la sezione B dell’Albo e di svolgere attività di livello tecnico-operativo.
Il Dottore in tecniche psicologiche (iscritto alla sez. B) non è uno psicologo e non può fare consulenza e/o sostegno psicologico e neppure diagnosi psicologica, altrimenti incorrerebbe in esercizio abusivo della professione di psicologo, dato che non è abilitato a farlo. In compenso, il dottore in Tecniche psicologiche iscritto alla sez. B dell’Albo può somministrare test per una diagnosi psicologica in collaborazione e con la supervisione dello psicologo ovvero può fare consulenza e/o sostegno psicologico in lavoro di équipe, ma con la supervisione e la responsabilità di uno psicologo (iscritto alla sez. A dell’albo).
In allineamento con i Paesi europei, quindi, anche in Italia per essere abilitati a svolgere l”attività di “Psicologo” è necessaria la laurea specialistica (cinque anni).
Il corso di laurea triennale in Scienze e tecniche psicologiche è, quindi, finalizzato alla prosecuzione nel corso di laurea magistrale in Psicologia. In ogni caso, è bene sapere che l’abilitazione alla professione di psicologo (sez. A dell’Albo) richiede il superamento di un esame di Stato cui può accedere soltanto chi possiede la laurea magistrale in Psicologia e ha completato un tirocinio professionale supervisionato della durata di un anno, svolto dopo il conseguimento della laurea magistrale.
La laurea magistrale in Psicologia è l’unico titolo accademico valido per l’accesso sia all’esame di Stato per psicologo sia alle scuole di specializzazione universitarie di area psicologiche, della durata di 5 anni, e/o a Scuole di specializzazione in psicoterapia private che si stanno uniformando alla durata quinquennale delle scuole universitarie. La laurea magistrale è inoltre titolo indispensabile per l’accesso al dottorato di ricerca, che avvia alla carriera di ricercatore.
Come ultimo tassello cerchiamo di definire le differenze tra psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista e psichiatra:
- lo psicologo è un professionista che, dopo aver conseguito la laurea magistrale in Psicologia, ha svolto un tirocinio di un anno, ha superato l”esame di Stato e si è iscritto all”Albo degli Psicologi. Lo psicologo può somministrare test, effettuare diagnosi e svolgere colloqui di sostegno; fornisce un aiuto non farmacologico. Nella prestazione è tenuto ad attenersi al codice deontologico del proprio Albo professionale.
- Lo psicoterapeuta è un professionista che ha conseguito una laurea magistrale in Psicologia o Medicina che, successivamente all’esame di Stato e iscrizione al relativo albo professionale, matura una specifica formazione di 4/5 anni presso una scuola universitaria o una privata riconosciuta dal Miur. Solo lo psicoterapeuta è autorizzato a condurre sedute psicoterapeutiche. Lo psicoterapeuta, a differenza dello psicologo, possiede strumenti e tecniche di colloquio che gli consentono di aiutare il paziente, facendo un intervento che va più in profondità e permette di agire direttamente sui disagi della persona. Gli psicoterapeuti possono avere tecniche differenti a seconda della tipologia/modello di scuola di specializzazione frequentata. Lo psicoterapeuta non può prescrivere farmaci, non è esperto nella psicofarmacologia e non può dare consigli in merito. Nel caso in cui trattasse pazienti che assumo farmaci, lo psicoterapeuta si raccorda con il medico curante e/o con lo psichiatra del paziente per avere sotto controllo l”andamento della terapia farmacologica.
- Lo psicanalista è un professionista che ha seguito l’iter descritto per lo psicoterapeuta e che ha frequentato la scuola di formazione in psicoanalisi freudiana e/o dei suoi successori.
- Lo psichiatra è un professionista laureato in Medicina che in seguito si è specializzato in Psichiatria. Cura i disturbi e le malattie mentali con un metodo di diagnosi/cura, focalizzandosi sul problema e cercando di risolverlo. Essendo medico, può prescrivere farmaci. Uno psichiatra è anche abilitato all’esercizio della psicoterapia, previa richiesta formale di annotazione presso il proprio ordine di riferimento. Inoltre, può anche maturare una specifica formazione di 4/5 anni presso una scuola universitaria o una privata riconosciuta dal Miur in modo da acquisire una modalità di lavoro su basi epistemologiche precise.