Il numero dei candidati al test d’ingresso per le Facoltà di Medicina che hanno completato la procedura di iscrizione ha mostrato un notevole calo, che aumenta ogni anno di più, come già accaduto nel 2014. È stato registrato il 5,6 per cento in meno rispetto al precedente anno accademico (2014) delle quote versate dagli iscritti alle prove, in attesa di essere valutati e selezionati per risultare idonei. Se poi si confrontano i dati con il 2013, la situazione appare davvero drastica, e si registra un 28 per cento in meno, come già rilevato a marzo 2013.
Passano da 4.954 a 3.918 i candidati al test di Medicina in Lingua inglese, cd. IMAT, mentre in controtendenza i candidati al test di veterinaria aumentano da 6.940 a 7.818.
Molti atenei perdono iscritti ai test
Come riportato da Corrado Zunino su “La repubblica”, molti atenei perdono centinaia – se non migliaia – di iscritti al test; ad esempio, l’Università di Padova, un’antica e gloriosa tradizione nel campo, perde quasi mille iscritti: sono 2.669, il 21 per cento in meno. In due stagioni le defezioni arrivano a un terzo. A Verona gli iscritti sono 1.376, il crollo è del 20 per cento. A Genova il calo è quasi di 17 punti, alla Statale di Milano di nove.
Al momento sono 60.639 gli iscritti alle prove di ingresso in tutta Italia, pronti per l’8 settembre.
Il calo degli iscritti ed i ricorsi al TAR
Il presidente della scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova, Santo Davide Ferrara, ha dichiarato a La Repubblica: «I continui ricorsi ai Tar e la riammissione in facoltà di studenti considerati non idonei hanno creato confusione e gettato discredito su graduatorie e test. Iscriversi a Medicina significa studiare per sei anni e specializzarsi per altri quattro, molti iniziano a pensare che non ne valga più la pena». La crisi del sogno del medico s’inserisce sull’invecchiamento della professione: l’età media di un dottore oggi è 56 anni. Sul crollo specifico, Padova appunto, il senatore Pd Gianpiero Dalla Zuanna, docente di Demografia all’ateneo, attacca: «La nostra università sfornava i migliori medici d’Italia, i risultati dei test per l’accesso alle scuole di specialità dicono che siamo in fondo alla classifica. Ci siamo seduti».
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Il calo degli iscritti e le università straniere
Un altro motivo di questo calo sempre più in aumento è il numero dei posti disponibili che offrono gli atenei italiani: anche i posti disponibili nelle facoltà mediche sono in calo e questo è un motivo di defezione che si aggiunge. C’è da dire che si abbassa anche il “quorum” dello sbarramento: uno su sei entrerà. Infine c’è la questione dell’esodo verso università straniere — Spagna, Svizzera, Bulgaria, Romania, Ungheria, Albania — che non hanno limiti all’ingresso e consentono alle matricole di rientrare in Italia (dopo aver speso dai diecimila ai cinquantamila euro) per proseguire Medicina, dal secondo anno, nella loro città.
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