Ginecologo? Chirurgo? O meglio radiologo? Lo sapevate, cari aspiranti camici bianchi, che una volta superato il test di ammissione e conseguita la laurea in Medicina e Chirurgia vi toccherà continuare a studiare per un altro concorso, quello della specializzazione, altrettanto duro e competivo come il quiz di accesso a Medicina? Già, perché il requisito della specializzazione è assolutamente obbligatorio per lavorare nel nostro Sistema Sanitario Nazionale. E non tutte le carriere garantiscono un’eguale riuscita in termini di sbocchi occupazionali e guadagni. Che fare, allora? Semplice, scorrete l’articolo e vi si aprirà un mondo.
In principio il test di ammissione, poi almeno sei anni di studio per laurearsi, quindi l’esame di Stato. Vi chiederete: basterà per esercitare, in Italia, la professione di medico? Purtroppo no, se il vostro sogno è lavorare in ospedale o in qualsiasi altra struttura pubblica del nostro Sistema Sanitario Nazionale, dove per partecipare ai concorsi è richiesto il diploma di specializzazione.
Attualmente in Italia ci sono 56 Scuole di specializzazione. Secondo i dati raccolti dall’Anaao Giovani, l’Associazione dei medici dirigenti, fra qualche anno gli specialisti maggiormente richiesti saranno internisti, geriatri, cardiologi, pediatri, chirurghi generali, ginecologi, ortopedici, otorini e urologi. Accanto a questi, per quanto riguarda l’area dei servizi clinici, maggiori spazi dovrebbero aprirsi anche per anestesisti e radiologi. Il perché è presto detto: sono questi i dottori che fra un po’ andranno in pensione, lasciando vuoti professionali che dovranno essere necessariamente colmati.
Vi chiederete: qual è il problema, allora? Ebbene, l’intoppo sta nel fatto che il conseguimento della specializzazione, in Italia, non è proprio una passeggiata. Tanto per cominciare, le Scuole sono a numero chiuso e la competizione è accanita, considerata anche la penuria di posti disponibili rispetto alle richieste. Per entrare in ciascuna Scuola, infatti, bisogna superare un concorso pubblico, non sempre cristallino: dopo le tante polemiche che da anni hanno accompagnato queste selezioni (spesso gestite a proprio piacimento dai cosiddetti “baroni” universitari), finalmente lo scorso anno il Miur ha deciso di intervenire per rendere oggettivi modalità e criteri di valutazione da parte delle commissione giudicatrici, oltre che introdurre una graduatoria nazionale per tipologia di specializzazione. La normativa, però, è ancora in corso di approvazione; gli specializzandi sono in agitazione e la speranza è che entro marzo 2014 esca il decreto definitivo del Miur sul riordino delle Scuole di specializzazione.
Il periodo di “specialità”, poi, dura 5 anni (talvolta anche 6, come nel caso delle specializzazioni in alcune branche della chirurgia), ed è sì retribuito – parliamo di circa 1.800 euro netti al mese – ma le borse di studio non sono sufficienti per coprire tutte le richieste. Secondo il Sism, il Segretariato italiano degli studenti di medicina, ogni anno il numero dei laureati che si abilitano è di molto superiore a quello di coloro che riescono ad accedere ad una scuola di specializzazione con un contratto formativo. Nel tempo si sta così formando una classe di medici esclusi dal circuito della formazione specialistica, per i quali si pongono notevoli problemi dal punto di vista occupazionale. A molti di loro, quindi, non resta altra scelta che affrontare la specializzazione gratuitamente, o meglio autofinanziarsi per tutta la durata della formazione.
Stando così le cose, appare evidente che nessuna specialità medica, oggi, offre più le certezze di un tempo, né in termini di contratti né di retribuzione. Una volta terminata la specializzazione, si aspetta mediamente due anni per ottenere un contratto, che nella maggioranza dei casi è a tempo determinato. Per quanto riguarda poi la retribuzione, sempre l’Anaao rileva che, nella fascia d’età compresa tra 33 e 40 anni, un professionista percepisce un reddito medio tra i 40 e 50mila euro lordi all’anno: certo, non poco in termini assoluti, ma neanche tanto considerata la durata del periodo formativo e i numerosi ostacoli che un aspirante camice bianco deve affrontare per arrivare, un giorno, a “fare” il medico. Così, se prendiamo per buone le statistiche del consorzio interuniversitario Almalaurea, secondo cui l’età media di un laureato in Medicina si aggira intorno ai 27 anni, tra gli anni che servono per laurearsi più il tempo necessario per conseguire l’esame di Stato più gli altri 5/6 anni per specializzarsi, si arriva a 35 anni e non è detto che si possa cominciare a lavorare!
Sia ben chiaro, non è che se la passi meglio chi decide di optare per l’altra carriera, quella della medicina di base. Perché anche per diventare medico di base è necessaria una preparazione specifica, che si ottiene frequentando un corso di medicina generale, anche questo a numero chiuso e di durata triennale. In poche parole, se dopo la laurea, accantonata l’idea della libera professione, non ci si butta sulla medicina di base o sulle specializzazioni, un medico può fare soltanto guardie mediche, sostituzioni di medicina generale e poco altro. Per la cronaca, sappiate comunque che la specializzazione non è indispensabile per svolgere la professione medica in Italia: per esempio, un medico abilitato e iscritto all’Ordine può esercitare in tutte le branche dell’attività medica (tranne l’anestesiologia, la radiologia e l’odontoiatria), come pure può svolgere attività da ostetrico e definirsi tale (ma non può attribuirsi il titolo di specialista).
Ciò detto, capite bene quanto la scelta della specializzazione sia fondamentale per ciascun medico, dal momento che determinerà il suo successo sia in termini di carriera che in termini economici. Occhio, quindi, alle oscillazioni del mercato del lavoro, a prescindere – purtroppo – dalle vostre “vocazioni”. Ma occhio soprattutto alla vostra scelta/passione di diventare medico: siete proprio sicuri di voler affrontare un percorso così impervio? Se la risposta è positiva, allora sotto con lo studio, perché fra poco più di un mese e mezzo vi toccherà superare il primo ostacolo: il test di ammissione a Medicina!