E’ capitato a Bergamo: Andrea, 28 anni, ha lavorato per dieci anni guidando ogni tipo di mezzo, da quelli leggeri a quelli pesanti, prendendo ogni tipo di patente esistente senza riuscire a trovare un posto fisso. Nel frattempo, da studente lavoratore, si è anche laureato in ambito umanistico: “Lo scopo? Ovviamente migliorare la mia posizione sociale. In tre anni e lavorando part-time, ho ottenuto una laurea triennale umanistica. Sottolineo di non aver mai smesso di lavorare, perché sapevo che sarebbe stato controproducente”, ha raccontato alla redazione di Biancolavoro.it.
Nonostante la laurea, non era riuscito a trovare lavoro. “Fa nulla, mi dico, è un periodo così, ma prima o poi mi servirà. Nel frattempo, ho dieci anni di esperienza e la sfrutto. E poi, ho anche una laurea. Se non mi prendono come impiegato, mi prenderanno come autista, da qualche parte”, racconta, ma non è andata così.
Ad un colloquio per un posto da fattorino, il titolare dell’azienda gli domanda meravigliato perchè, con una laurea, si era presentato per un posto da fattorino. Lui aveva risposto: “Non mi interessa di avere per forza un lavoro da laureato. Mi interessa più che altro mantenermi. In passato ho fatto il padroncino anche per 15 ore di fila e non avrei problemi a rifarlo”. Inutili le spiegazioni e, cosa ancora peggiore, inutile l’esperienza lavorativa rilevante: il datore di lavoro si è preoccupato solo di cosa avrebbero detto i sindacati in merito ad un fattorino con la laurea.
Da allora Andrea non inserisce più il titolo di laurea nel curriculum vitae per i colloquioper posti di lavoro, per così dire, non adatti al titolo di studio conseguito. La cosa più preoccupante è che, in questo periodo di crisi lavorativa, non è il solo ad aver fatto una scelta del genere.