Tempo di scelte. Su quale corso di studi bisogna puntare? A quale Ateneo conviene iscriversi? Da sempre gli addetti ai lavori, interpellati sull’argomento, rispondono allo stesso modo: bisogna seguire le proprie inclinazioni, attitudini e passioni, senza però perdere di vista il mercato del lavoro. Risposta che non chiarisce la questione a una fetta di studenti neodiplomati. In aiuto degli indecisi ecco allora l’ultimo rapporto dell’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, che ha stilato la classifica delle migliori Università italiane e degli istituti di ricerca in tema di ricerca scientifica, brevetti (anche a livello internazionale) e gestione delle risorse economiche da destinare alla ricerca.
Per assegnare le pagelle, l’Agenzia, che ha preso come riferimento il periodo dal 2004 al 2010, ha suddiviso gli atenei e gli enti di ricerca in tre categorie: grandi, medi e piccoli. E per effettuare un confronto complessivo – relativo a tutte le 14 aree scientifiche scandagliate – sono stati individuati sette indicatori: qualità della ricerca, attrazione delle risorse, mobilità dei ricercatori, internazionalizzazione degli stessi, alta formazione del personale, risorse proprie e l’indicatore di miglioramento. Il risultato? Nella top 5 delle 32 grandi Università la leadership nello sfornare e gestire al meglio la produzione scientifica è andata all’Ateneo di Padova; al secondo posto la Bologna e, a seguire, gli atenei di
Torino, Pavia e Parma (quest’ultima ex equo con Roma Tor Vergata). Solo ventiduesima La Sapienza di Roma, prima Università del centro-sud. Maglia nera per Palermo e Messina, con una produzione scientifica parecchio al di sotto della media in diverse delle 14 aree scientifiche censite.
Tra gli Atenei di medie dimensioni, ottimo il piazzamento del Trentino Alto Adige, in testa con l’Università di Trento, seguita da quelle di Milano Bicocca, Verona e Bolzano; in coda Urbino. Tra i piccoli atenei la piazza d’onore è toccata alla Sissa di Trieste, seguita da Lucca e Aosta. Tra gli enti di ricerca, promossi l’Istituto Nazionale di Alta Matematica “Francesco Saveri”, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn); rimandata a settembre la Fondazione Bruno Kessler.
Oltre ad orientare gli studenti nelle loro scelte universitarie, i risultati del rapporto Anvur potranno essere utilizzati dai singoli atenei per definire singole azioni di miglioramento. E non solo. Sarà proprio in base alle performance scientifiche rilevate dall’Agenzia governativa che il Miur distribuirà i 540 milioni di fondi ordinari del 2013 tra le università italiane. Bella batosta, dunque, per quei Rettori che si sono ritrovati nelle retrovie della classifica, vedendo così in pericolo sia il numero di immatricolazioni future che le casse del proprio Ateneo.
Infuriato, per esempio, Massimo Marrelli, a capo della Federico II di Napoli, piazzatasi appena al ventottesimo posto tra le grandi università. Il Rettore partenopeo attribuisce la colpa del basso posizionamento in parte alla “inattività” di diversi docenti, molti dei quali oramai anziani, in parte al mancato turn over con giovani ricercatori. Collocazione che brucia ancora di più perché molto meglio si sono classificati gli altri due grandi atenei campani: la Seconda Università di Napoli (Sun) e Salerno, rispettivamente al diciottesimo e al diciannovesimo posto.
Per consultare il rapporto finale dell’Anvur sulla valutazione della qualità della ricerca 2004/2010, clicca qui.