Ecco l’ennesimo paradosso tutto italiano: secondo gli ultimi dati Ocse, il nostro Sistema sanitario nazionale reclama 60mila nuovi infermieri, ma circa 25mila neo laureati non trovano occupazione. Un’anomalia che si spiega con la mancanza di risorse finanziare per procedere a nuove assunzioni. Nessuna alternativa agli infermieri di nuova generazione, quindi, se non quella di emigrare oltre confine. E in occasione della Giornata internazionale dell’infermiere che si è svolta ieri, 12 maggio, il Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, lancia l’allarme.
Sino a due anni fa garantivano occupazione con tassi che sfioravano il 90%, perfino a un anno dalla laurea. Poi la crisi economica mondiale. E malgrado continuino a rimanere tra i titoli di studio più facilmente spendibili sul mercato del lavoro, oggi la crisi occupazionale ha investito anche le Professioni sanitarie, con un calo negli ultimi sei anni di 25 punti percentuali, dall’84% del 2007 al 59,4% del 2012.
In Italia, comunque, fare l’infermiere “tira”. Lo dicono i numeri: nell’a.a. 2013/2014 quella dell’infermiere è stata (insieme con Fisioterapista, Tecnico di radiologia, Tecnico di laboratorio e Ostetrica) la Professioni sanitaria a vantare il maggior numero di corsi erogati e, non a caso, è stata anche la professione presente in quasi tutte le università con 42 corsi attivati su 220 sedi per 15.955 posti disponibili. Allo stesso tempo, però, le statistiche dicono anche che oggi, se vuoi fare l’infermiere, devi essere disposto ad andare a lavorare all’estero. Secondo il XVI Rapporto sull’occupazione stilato dal consorzio Almalaurea (anno di indagine, 2012), la classe infermieristica-ostetrica è infatti crollata di 30 punti percentuali, passando dal al 90% del 2007 al 60% del 2012.
Per comprendere meglio il fenomeno, anche il Centro studi del Nursind sta elaborando un proprio documento. I dati preliminari non danno adito ad altre interpretazioni: la disoccupazione infermieristica è in ascesa negli anni ed è maggiormente presente nelle regioni soggette a piano di rientro, con un netto divario a sfavore del Sud. Le regioni con più disoccupati tra i neolaureati dal 2011-2013 sono infatti Puglia, Basilicata, Sicilia, Lazio e Campania. Dal 2003 al 2007 hanno trovato lavoro entro l’anno il 90% dei laureati. Tale percentuale tende a scendere progressivamente fino a raggiungere il 65% nel 2012. Negli ultimi cinque anni la classifica della disoccupazione vede in testa Marche e Sardegna, con una media del 42%, seguite dalla Sicilia (41%) e dalla Campania (38%).
“Stiamo assistendo a qualcosa di nuovo per la condizione infermieristica – afferma Andrea Bottega, Segretario nazionale Nursind -. Mentre fino a qualche anno fa l’Italia era costretta a importare infermieri da altri Paesi per far fronte alla carenza infermieristica nelle strutture sanitarie, oggi sono gli infermieri italiani ad emigrare per trovare lavoro”. Il paradosso è che per sopperire alla mancanza di infermieri, invece di provvedere a nuove assunzioni, si sovraccaricano le risorse attuali “sottoponendo gli infermieri a carichi di lavoro pesanti”, spiega Donato Carrara della Direzione nazionale Nursind.
E per abbattere il fenomeno dell’emigrazione dei giovani infermieri, il Nursind, a indagine completata, continuerà nelle sue iniziative, “per chiedere l’assunzione di nuove risorse che garantiscano il futuro di un servizio sanitario pubblico e universalistico”.