Dove studiare? Ecco la mappa degli ultimi finanziamenti all’Università

Il 17 dicembre è stato reso pubblico l’FFO 2014, il documento più importante dell’università italiana che dettaglia il finanziamento pubblico ateneo per ateneo, grazie al quale l’Università torna a crescere dopo sei stagioni di tagli: difatti lo Stato ha trovato 230 milioni in più rispetto al 2013, da distribuire tra i vari atenei nazionali.
La Corte dei conti ha trattenuto il decreto per ventitré giorni extra, agitando i rettori. e soltanto a fine dicembre ha reso pubbliche le novità concrete e gli assegni in consegna ai singoli 57 atenei (più nove tra università speciali e alte scuole).

Partiamo dai soldi. Grazie a un decreto che introduce il costo standard e fa crescere la quota premiale, passata dal 13,5 al 18 per cento del totale, i 6 miliardi e 830 milioni distribuiti quest’anno vanno a far crescere i bilanci di trentotto università. Le restanti diciotto scendono, ma non crollano.

Ecco gli elenchi degli atenei che maggiormente salgono e scendono (clicca per ingrandire):

atenei che salgonoatenei che scendono

Un exploit da registrare è quello dell’Università di Bergamo: più 12 per cento rispetto all’anno scorso, significano cinque milioni di euro che assestano il bilancio a quota 40 milioni. Tra gli atenei di media grandezza viene premiata Milano Bicocca: +8,13 per cento per un bilancio che ora si avvicina a 120 milioni. Tendenzialmente il ministero premia gli atenei piccoli e medi, tendenzialmente quelli del Nord. Tra le “top dodici” ci sono, però: Napoli Partenope (+7,83%), l’Università del Sannio (+7,57%), Foggia (+7,55%) e, dodicesima, Catanzaro (+5,31%).

Perdono finanziamenti molte grandi con l’eccezione di Padova, Milano statale, Bologna Alma Mater, Napoli Federico II. Roma La Sapienza scende sotto il mezzo miliardo pubblico a bilancio diminuendo del 2,09%. Decrescono, nell’ordine, anche Catania, Palermo, Genova e Pisa. La peggiore è Messina – meno 2,72 per cento – , ma grazie al “costo standard” che pesa per un miliardo su sette e prevede alcune salvaguardie territoriali nessun istituto registra tracolli simili a quelli delle scorse stagioni.

Scrive il Miur: “Si passa da una distribuzione basata sulla spesa storica della quota più sostanziosa dei fondi pubblici a una ripartizione che tiene gradualmente conto delle differenze fra atenei”. Offerta formativa, numero di studenti in corso, costo medio dei professori, internazionalità dell’università, spinta alla ricerca, politiche di reclutamento, didattica, partecipazione ai programmi Erasmus. Quest’anno, per la prima volta, lo Stato è riuscito a tenere in conto i diversi contesti infrastrutturali e territoriali in cui le università operano, compresa la differente capacità di reddito delle famiglie. Il meccanismo di calcolo del costo standard prevede che gli studenti, a parità di corso di studio, siano destinatari della stessa dotazione di risorse.

Il ministro Stefania Giannini dice: “Ora il sistema è più equo”. Poi, comprendendo che assegnare le risorse del 2014-2015 a ridosso di Natale è un po’ tardi, dice anche: “Nel 2015 avverrà tutto in tempi più rapidi”

fonte: la Repubblica del 17 dicembre 2014