I ragazzi che si apprestano a concludere gli studi superiori e devono decidere il proprio futuro post-diploma ricevono tanti consigli dagli adulti (genitori, insegnanti, orientatori).
Spesso questi stimoli sono diversi tra loro, ma hanno tutti lo stesso obiettivo: aiutare i ragazzi a non commettere errori nella scelta.
Cosa deve fare un genitore, allora, per sostenere i figli senza condizionarli? Per seguirli in questo periodo caratterizzato da dubbi e incertezze?
Ne parliamo in questo articolo.
Table of Contents
La scelta: studio o lavoro?
La prima cosa difficile per uno studente è scegliere tra le due alternative principali: studio o lavoro.
Tendenzialmente gli insegnanti, avendo seguito i ragazzi durante i cinque anni delle superiori, sono molto attenti alle attitudini allo studio: chi si è distinto per impegno e responsabilità viene proiettato verso una scelta di alto livello e valore sociale, proprio perché lo si ritiene capace di mantenere elevata la motivazione ad apprendere; a coloro che invece hanno avuto difficoltà, verrà sconsigliato di intraprendere un determinato percorso di studi, poiché ritenuti poco inclini.
Chi, infine, avrà dimostrato pochissima voglia di studiare sarà indirizzato verso il mercato del lavoro.
Per quanto questa impostazione possa avere una sua coerenza logica, chi lavora nel settore dell’orientamento universitario sa bene quanto questo livello di per sé non sia assolutamente predittivo.
Ci sono ragazzi che nel corso degli studi superiori sono distratti da quello che agita il loro animo e stimola la propria mente, alcuni che non riescono a trovare la giusta motivazione, altri che maturano un interesse (o disinteresse) specifico perché motivati nel modo giusto (o demotivati nel caso contrario).
La motivazione che spinge uno studente a scegliere l’università o il mondo del lavoro è ben diversa da quella che lo ha spinto a scegliere la scuola superiore: alcuni di loro riscoprono le proprie attitudini a ridosso del diploma o addirittura dopo, sviluppando abilità sino a quel momento inespresse (talvolta addirittura sconosciute).
Ci sono esempi di studenti che hanno avuto difficoltà negli studi scientifici alle superiori ma hanno affrontate brillantemente percorsi di studio come Medicina o Infermieristica.
Genitori e docenti, il confronto è importante!
In questa fase di valutazione lo studente si fida (non è un errore!) dell’opinione dei docenti, che magari lo indirizzano verso un determinato corso di laurea.
I genitori tendono, allo stesso tempo, a fidarsi degli insegnanti e restano attori passivi, mostrando talvolta ai propri figli uno stato di preoccupazione per una scelta che sanno essere importante.
Niente di più sbagliato!
Genitori e insegnanti devono confrontarsi continuamente e agire nell’interesse dei ragazzi, senza trasferire particolari ansie e soprattutto cercando di adattare le proprie idee anche al mondo che cambia e alle nuove figure professionali che si presentano all’orizzonte.
Come genitori si è motivati dalle migliori intenzioni, si desidera che il proprio figlio o la propria figlia sia felice e possibilmente con un lavoro a tempo indeterminato; spesso, però, si rischia di restare ancorati a delle convinzioni che condizionano negativamente i figli.
Un esempio?
Come adulti si è inclini a valutare come professioni “sicure”, ad esempio, quelle dell’ambito medico, ingegneristico o militare.
Anche se inconsciamente, si spera che un figlio vada in una di quelle direzioni e si sottovalutano ambiti come la psicologia, la comunicazione e altri che all’apparenza sembrano non portare a una chiare definizione professionale ma che possono dare grandi soddisfazioni se affrontati con passione e motivazione.
Allora come aiutare i figli a scegliere l’Università?
Ascoltare i figli senza giudicare
La prima cosa da considerare è che un figlio che chiede un consiglio non sempre desidera una soluzione.
La maggior parte di loro chiede di essere ascoltata e supportata in questo momento che può essere di grande confusione: i ragazzi sono consapevoli di come le aspettative dei genitori possano condizionare le loro scelte.
Alcuni temono che determinate scelte in “contrasto” con i genitori possano portare a non reggere il peso di un eventuale fallimento.
I genitori devono ascoltare i loro desideri, lasciar loro la possibilità di esprimere le proprie inclinazioni senza condizionarli, dare la possibilità di un confronto libero.
La confusione spesso non è dei figli, ma dei genitori.
Diamo spazio ai loro sogni, aiutiamoli anche quando pensiamo che stiano volando troppo alto: per un genitore la paura di illudere il proprio figlio è sempre dietro l’angolo, ma bisogna imparare anche ad essere coraggiosi insieme a loro.
Proiettarsi nella professione
Una cosa importante che i genitori possono fare con (e per) i figli è discutere insieme del futuro professionale, cercando di proiettarsi oltre l’Università.
Un adulto, che ha più esperienza e più elementi di valutazione dalla sua parte, può essere determinante per chiarire alcuni dubbi e illuminare le scelte dei giovani.
Ci sono ragazzi che hanno più competenze di quelle che immaginano, ma semplicemente non ne sono consapevoli.
Un genitore (magari con l’aiuto di un docente o un orientatore) può essere decisivo nella messa a fuoco di questi aspetti e fare il cosiddetto bilancio delle competenze.
Scegliere non vuol dire rinunciare
E se scegliendo questa facoltà faccio un errore?
Questa è un interrogativo che assilla molti ragazzi, impauriti da un’eventuale scelta sbagliata.
In questo caso il ruolo del genitore è trasferire ai figli l’idea che non ci sono scelte sbagliate in senso assoluto, ma soltanto scelte che rispecchiano le proprie inclinazioni e attitudini.
Come aiutare i figli a scegliere l’Università
Vuoi dare i consigli giusti a tuoi figlio o tua figlia per la scelta dell’Università? Un aiuto potrebbe arrivare dalla Guida alla scelta del corso di laurea, che presenta in modo chiaro tutta l’offerta formativa delle Università italiane, consentendo ai ragazzi di scegliere consapevolmente un percorso valutando piani di studio e sbocchi lavorativi senza dimenticare gli aspetti psico-attitudinali.