Quale corso di laurea scegliere? Se per voi l’università è uno strumento per cercare lavoro e non un semplice hobby, di questi tempi meglio puntare su Ingegneria, Professioni sanitarie o Scienze motorie piuttosto che su Giurisprudenza, Psicologia o Scienze. A sostenerlo è l’ultimo Rapporto sulla condizione occupazionale in Italia condotto dal Consorzio AlmaLaurea, secondo cui malgrado il 2013 sia stato per l’Europa un annus horribilis dal punto di vista economico e occupazionale, laurearsi conviene sempre, ancor di più se si arricchisce la propria preparazione con la conoscenza delle lingue e la disponibilità a trasferirsi.
Nel 2013 la crisi economica mondiale ha fatto schizzare il tasso di disoccupazione dell’Unione europea al 10%, addirittura al 13% nel Belpaese. A pagare il prezzo più alto sono proprio i giovani: in Italia, infatti, la disoccupazione tra gli under 29 è del 28.3%. Tuttavia, stando alla XVI Indagine sulla condizione occupazionale dei laureati realizzata da AlmaLaurea, la crisi ha colpito maggiormente chi ha conseguito la licenza media (43%) e i diplomati (27%), meno i laureati (14,9%).
Quest’anno il Rapporto dell’AlmaLaurea ha coinvolto quasi 450mila laureati di tutte le 64 università aderenti al consorzio, esaminando le principali caratteristiche della condizione occupazionale dei giovani che si sono laureati negli anni 2012, 2010, 2008, intervistati ad 1, 3 e 5 anni dall’acquisizione del titolo. Sebbene la crisi occupazionale abbia fatto diminuire le opportunità anche per i laureati, l’indagine racconta che a un anno dalla laurea sono soprattutto i laureati specialistici a trovare lavoro (69,8%), seguiti a stretta misura dai laureati triennali (che non hanno proseguito gli studi) col 65,8% e, fanalini di coda, i laureati a ciclo unico col 56,7%, ma solo perché molto spesso ancora impegnati in attività formative senza retribuzione (per esempio Medicina, Odontoiatria, Architettura, ecc.). Le cose migliorano nel lungo periodo. A 5 anni dal conseguimento del titolo lavorano 9 laureati su 10, per la precisione ben il 90,2% dei colleghi delle lauree a ciclo unico, l’88,6 dei laureati triennali, 87,1% di quelli specialistici.
La laurea, dunque, dà occupazione, ma anche stabilità. A un anno dal titolo riesce ad ottenere un contratto a tempo indeterminato o un lavoro autonomo il 41,2% dei laureati triennali e circa il 35% delle altre due categorie. Anche in questo caso la stabilità lavorativa migliora col tempo: a cinque anni ha un lavoro sicuro il 72,6% dei laureati magistrali e il 78% dei laureati triennali e a ciclo unico. Quanto alla busta paga, all’inizio si riescono a racimolare i famosi mille euro al mese (sia per i laureati di primo livello che di secondo), ma poi a cinque anni dalla laurea si arriva a 1300 euro mensili, quasi 1400 per i laureati magistrali.
Le chance lavorative per i laureati dipendono da diversi fattori. La localizzazione geografica, per esempio: secondo il rapporto di AlmaLaurea, a un anno dal titolo un laureato triennale ha più possibilità di trovare lavoro rispetto a un pari collega del sud (+42%), e ovunque gli uomini sono favoriti sulle donne (-10%). Ancor più determinante è il tipo di corso frequentato: le lauree in Ingegneria, Professioni sanitarie e Scienze motorie danno maggiori possibilità di occupazione rispetto ai titoli in Giurisprudenza, Psicologia e Scienze (area geo-biologica). Anche la conoscenza delle lingue fa la differenza, soprattutto se si tratta di inglese (+9%) e tedesco (+26%). Infine, tirocini (+14%) ed esperienze di lavoro all’estero (+9%) aprono porte maggiori, che diventano portoni se il laureato si mostra disponibile ad effettuare trasferte (+22%).
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