Scuola-lavoro negli istituti tecnici: apprendistato contro la disoccupazione

I periodi di alternanza scuola-lavoro avranno una durata di 200 ore l’anno, e potranno svolgersi anche durante l’estate. Saranno interessati gli studenti del secondo biennio dell’ultimo anno degli istituti tecnici e professionali.

Si sale così a 600 ore totali, mentre oggi le ore di formazione on the job sono in media 70/80 l’anno e sono svolte quasi esclusivamente dai ragazzi delle classi quarte.
In effetti le prime sperimentazioni sono già partite a settembre, come avevamo preannunciato nel nostro articolo “Scuola-lavoro: a settembre in azienda i primi studenti del quarto e quinto anno delle superiori”, ma a quanto pare dal prossimo anno il progetto andrà ampliandosi.

I contratti di apprendistato

Sarà poi portata a regime la possibilità, prevista fino al 2016 dal decreto Carrozza, per gli alunni degli ultimi due anni delle superiori di poter apprendere in azienda attraverso la stipula di contratti di apprendistato di alta formazione (a oggi è in piedi la sola sperimentazione Enel che, a settembre scorso, ha assunto 150 studenti-apprendisti). Si potenzieranno i laboratori, con un bando per i laboratori consortili aperti al territorio e co-progettati da reti di scuole, università, realtà produttive, terzo settore ed enti locali; e si sgraveranno le imprese dai compiti di svolgere corsi di formazione su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro in favore degli studenti in alternanza (ci penseranno direttamente gli istituti scolastici e le Asl).

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Si va riempiendo di contenuti il decreto «Buona Scuola» che il ministro, Stefania Giannini, porterà in Consiglio dei ministri a fine febbraio. Del resto, anche ieri, il premier, Matteo Renzi, ha ribadito la «centralità» della riforma dell’Istruzione, «che dovrà entrare in vigore il prossimo 1° settembre».

Un piatto forte del Dl è il rafforzamento dell’asse scuola-lavoro, guardando al modello duale tedesco. «L’occupazione giovanile deve essere un’ossessione quotidiana del Paese e sicuramente lo è per questo governo – spiega al Sole24Ore il ministro Giannini -. Per questo vogliamo potenziare l’apprendimento attivo. Non possiamo parlare di politiche occupazionali se non facciamo prima politiche coerenti della formazione».

Per migliorare l’orientamento lavorativo dei giovani, il ministro punta anche all’orientamento universitario già negli ultimi due anni delle superiori: leggi l’approfondimento.

Il Miur pensa di realizzare un albo nazionale delle imprese, una piattaforma dinamica dove far incontrare le scuole con le aziende disponibili ad accogliere studenti in alternanza e attraverso cui accreditare le imprese che fanno formazione. Inoltre, si valorizzerà una didattica basata sul “saper fare”. Verrà finanziata la creazione di laboratori di nuova generazione. Si punterà a rendere strutturale l’apprendistato negli ultimi due anni delle superiori.

«Stiamo lavorando ad una policy sull’alternanza – sottolinea Giannini – che ci aiuti a curare la patologia della dispersione scolastica e anche a dare una risposta alle imprese che, in un momento storico in cui la percentuale di disoccupati fra i giovani è molto alta, non trovano personale specializzato. Fra scuola e aziende è andato in scena finora un dialogo fra sordi. Dobbiamo invertire questa situazione, creare un legame più forte fra queste due realtà. E dobbiamo farlo con l’alternanza, ma anche dando ai nostri ragazzi le competenze di cui hanno bisogno per entrare nel mondo del lavoro, sicuramente quelle linguistiche e digitali».

La “Buona Scuola”

Il Dl prevede poi una razionalizzazione dei percorsi di istruzione tecnica e professionale (quest’anno va a regime la riforma varata nel 2010). Per ora, il Miur pensa solo a ridurre alcuni indirizzi “doppioni” dell’istruzione professionale per farli confluire nei settori dell’istruzione tecnica (perchè ritenuti più corrispondenti). Si lavora anche per aumentare le attività didattiche laboratoriali, attraverso una rimodulazione, a parità di tempo scuola, dei quadri orari degli indirizzi, con particolare riferimento al primo biennio. Si punterà anche sul rafforzamento di alcune materie (inglese, storia dell’arte, musica, economia, diritto inteso come educazione alla cittadinanza, competenze digitali). Si sta ragionando, infine, sulla possibilità di valorizzare il periodo trascorso in alternanza all’esame di maturità: avrà un peso reale nella prova orale, oggi essenzialmente limitata alla discussione di una tesina preparata dallo studente.

 

Fonte: ilSole24Ore del 3 febbraio 2015

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