Il 14 febbraio 2012 il Rettore del Politecnico di Milano, Giovanni Azzone, lanciò alla presenza dell’ex Ministro Profumo la notizia che dal 2014 tutti i corsi di laurea delle magistrali (ovvero i due anni dopo la triennale) e dei dottorati sarebbero stati interamente in lingua straniera. Interamente avrebbe significato libri, lezioni, esami esclusivamente in Inglese per i futuri architetti, ingegneri e designer milanesi.
La proposta nasceva come necessità di “internazionalizzazione” dei propri corsi e dei propri laureati, così più spendibili presso le multinazionali e nel mercato del lavoro mondiale, ma forse anche come volontà di presentare il proprio ateneo come maggiormente prestigioso e come meta appetibile di docenti stranieri, un po’ come accade già in Bocconi dove, dal 1999 ad oggi, l’inglese è diventata la regola in sette magistrali su dieci e in una triennale.
La proposta ha subito sollevato un coro di proteste da parte di studenti e professori che, con una lettera di protesta con più di 300 firme, hanno presentato ricorso al TAR ad agosto, invocando l’art.33 della Costituzione (il diritto allo studio) nonchè l’art.6 a difesa della centralità ed ufficialità della lingua italiana in ogni settore dello Stato.
Ed è proprio su quest’ultimo articolo (ed anche su molte altre leggi) che si è basata la pronuncia dei giudici del TAR, che ha bocciato il provvedimento approvato a maggio dello scorso anno dal Senato accademico. Nell’articolatissima sentenza si legge che «Le scelte compiute dal Senato accademico con le delibere impugnate si rivelano sproporzionate, sia perché non favoriscono l’internazionalizzazione dell’ateneo ma ne indirizzano la didattica verso una particolare lingua e verso i valori culturali di cui quella lingua è portatrice, sia perché comprimono in modo non necessario le libertà, costituzionalmente riconosciute, di cui sono portatori tanto i docenti, quanto gli studenti».
A favore della sentenza anche l’Accademia della Crusca, che sul caso pare stia scrivendo un libro.
Nessuna replica per ora da parte del Rettore, che inizialmente si dichiarava fiducioso nelle decisioni del tribunale amministrativo.
Gli studenti favorevoli ai corsi in lingua inglese non verranno comunque lesi dalla sentenza odierna, considerando che attualmente al Politecnico sono già 17 le lauree magistrali, due quelle triennali e 24 i dottorati di ricerca dove l’italiano è off limits (mentre la nuova iniziativa doveva riguardare tutti i 34 corsi specialistici).