L’Educatore Professionale è l’operatore sociale e sanitario che lavora con soggetti che si trovano in condizioni di fragilità per impedimenti fisici, psichici e sociali rispondendo ai bisogni prioritari di salute attraverso interventi educativi e riabilitativi finalizzati a livelli sempre più avanzati di autonomia.
Si tratta di figure presenti nel lavoro socio-educativo e riabilitativo in ambito pubblico, nel terzo settore e nella libera professione. In ambito sociosanitario superano le 31.000 unità, stima probabilmente in difetto poiché non sono disponibili dati certi nel settore sociale.
Leggi la scheda sul ruolo e gli sbocchi occupazionali dell’Educatore Professionale.
Il nodo formazione
La professione deve però affrontare molti nodi irrisolti con radici antiche, nonostante i 16 anni trascorsi dalla definizione da parte del ministero della Salute del profilo specifico che, ci preme sottolineare, delinea competenze ad ampio spettro afferenti sia all’ambito sociale che sanitario (decreto del ministero della Sanità 8 ottobre 1998, n. 520).
Molti di questi elementi critici sono determinati da provvedimenti normativi che non hanno trovato una piena applicazione (come a esempio il mancato riconoscimento dei titoli pregressi), altri sono prodotti dalla concorrenza legislativa sulla materia (a esempio. Regioni che legiferano su figure educative aspecifiche da utilizzare nei servizi e strutture sociosanitarie). Con le conseguenti criticità sulla compresenza di percorsi formativi sovrapposti (da una parte il doppio binario formativo universitario, dall’altra la formazione di indefinite qualifiche educative regionali).
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Le discrasie evidenziate, oltre a colpire l’identità della professione, si ripercuotono principalmente sul diritto alla Salute dei cittadini destinatari dell’intervento educativo e riabilitativo, che rischiano di ricevere prestazioni da personale non abilitato.
L’Associazione nazionale educatori professionali (Anep) da tempo ha proposto alcune soluzioni alle criticità evidenziate; analogamente si è espressa, di recente, anche la Commissione di educazione professionale presso la Conferenza nazionale delle classi di laurea sanitarie, che ha confermato quanto richiesto e proposto da Anep.
Ministeri e Regioni, organismi competenti a legiferare per la soluzione dei problemi, appaiono però purtroppo ancora latitanti.
Il ministero dell’Università consente ancora la coesistenza dei due percorsi formativi universitari, uno in ambito sanitario e l’altro in ambito pedagogico con assurde conseguenze per alcuni educatori, costretti a ripetere il corso di laurea per poter entrare nel mondo del lavoro. Anep in questo caso ha proposto la modifica degli attuali ordinamenti didattici affinché, da un lato, potessero essere cancellate le sovrapposizioni esistenti tra il corso di laurea in educazione professionale e quello di scienze dell’educazione e della formazione, dall’altro perché si possano prevedere obbligatoriamente corsi inter-dipartimento/facoltà al fine di assicurare maggiore appropriatezza alla formazione della specifica figura professionale.
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Rispetto ai titoli pregressi dobbiamo purtroppo constatare che ministero della Salute e Regioni non stanno affrontando tale argomento con la dovuta precisione e puntualità, rimandando da tempo, troppo tempo, la ridefinizione del decreto di equipollenza e la pubblicazione dei bandi regionali di equivalenza dei titoli.
Anche in merito a ciò l’Anep, già dallo scorso anno, ha fornito a ministeri e Regioni una proposta di riconoscimento dei titoli in seno all’“equipollenza”. Anep ritiene tale proposta utile a superare il gap temporale e formale esistente rispetto alla formazione per l’Ep e, al contempo, a salvaguardare la sostanza e la qualità dei percorsi formativi.
Le disomogeneità regionali
Dobbiamo purtroppo ancora constatare che molte Regioni continuano a proporre normative sull’accreditamento dei servizi alla persona e corsi per qualifiche educative indefinite, che ignorano esistenza e legittimità dell’Educatore professionale.
Anep ritiene indispensabile salvaguardare il percorso universitario per la formazione dell’Educatore professionale a fronte di pseudo corsi fatti sulla base dei repertori delle qualifiche professionali regionali che devono essere cancellate laddove si evidenziano sovrapposizioni.
Non più rinviabile infine è la revisione delle leggi e dei regolamenti regionali sui requisiti di autorizzazione e di accreditamento dei servizi sanitari e sociosanitari che assicurino omogeneità nell’intero territorio nazionale e certezza sulle professionalità che vi operano.
La qualità delle prestazioni professionali, il profilo unico, il percorso formativo unico, devono essere assicurati dalle Istituzioni perché è esigenza degli educatori, dei servizi e soprattutto dei cittadini tutti, fragili e non.