In Italia, i medici ospedalieri lavorano troppo. Anche 60, 70 ore alla settimana, e senza alcun giorno di riposo. Turni massacranti, pericolosi per i pazienti e per gli stessi camici banchi. A denunciarlo è l’Unione europea, che punta i piedi e deferisce il Belpaese alla Corte di giustizia per violazione delle norme sugli orari di lavoro.
Dopo l’articolo che abbiamo pubblicato ieri sulle difficoltà dei neo medici italiani a specializzarsi, arriva la notizia del sovraccarico di lavoro cui gli ospedalieri del nostro Sistema sanitario nazionale sono sottoposti. Stando a Bruxelles, i medici italiani sono senza diritti. Per meglio dire, i medici lavorano in ospedale senza limiti, senza riposo, senza il rispetto di leggi certe in materia di orari di lavoro. Eppure la norma è chiara: per motivi di salute e di sicurezza, i dottori devono offrire le loro prestazioni nei nosocomi in media per un massimo di 48 ore alla settimana, compresi gli straordinari. È loro diritto, inoltre, avere almeno 11 ore ininterrotte di riposo al giorno, in aggiunta a un intero giorno di riposo settimanale.
Certo, la direttiva sull’orario di lavoro prevede una certa flessibilità, per cui i periodi di riposo possono comprimersi, sempre che ci siano valide giustificazioni e a condizione che il lavoratore possa recuperare subito dopo le ore di riposo di cui non ha goduto. Ma non è pensabile che si arrivi alla realtà italiana, dove i medici – a questo punto iper stressati – sono costretti a stare in ospedale anche per 70 ore in una settimana. Quel che è peggio, senza neanche un giorno di stacco.
L’Italia ha avuto un primo avvertimento già nel maggio 2013. Così, dopo aver ricevuto diverse denunce, la Commissione europea ha deciso di agire, inviandole un “parere motivato” in cui le chiedeva di adottare le misure necessarie per assicurare che la legislazione nazionale ottemperasse alla direttiva. In mancanza di risposte, Bruxelles ha quindi deciso di rinviare il caso alla Corte europea di giustizia.
Insomma, per fare il medico vi tocca prima il test di ammissione per accedere al corso, poi almeno sei anni per laurearvi, quindi l’esame di Stato, dopo la specializzazione (ammesso che riusciate ad entrare) e, alla fine, il lavoro in ospedale, magari sottopagato, e senza neanche un giorno di riposo alla settimana: beh, se non è passione questa….